Ansie ed Amicizie.

Ieri pranzavo con la mia amica d’infanzia, Mari.

Quella di cui non ricordo soltanto l’epoca dei pannolini. Quella che conosco dal 1994, anno in cui, per l’appunto, ella nacque. E’la mia sorella mancata, con cui ho condiviso interminabili pomeriggi di Barbie, Barbie ed ancora Barbie. In cui le nostre quindici Barbie, emancipatissime, schifavano il menomato più famoso del mondo, Ken, e si dedicavano a sublimi compiti. Del tipo Barbie-Archeologa, Barbie-Veterinaria, Barbie-astronauta, Barbie-Reporter-d’assalto..


Tutti completini “a tema” finanziati dal parentado, dalla Mamma alla BisProzia acquisita di quinto grado alla n (con n che tende all’infinito). Tanto che, a ripensarci, mi stupisco di non aver ricevuto una Barbie LIMITED Edition creata dalle Industrie Mattel appositamente per noi. Credo fermamente di aver Co-finanziato gli Outfit di Barbie Magia delle Feste dal 1999 al 2005 per il 70% circa.


A giudicare da quante volte, in quattro righe appena, ho nominato BARBIE temo che passerò a breve una Domenica-Revival alla RIscoperta del meraviglioso, spumeggiante e trapunto di lustrini mondo di Barbie e, credo altresì, che dedicherò un post ai giochi che hanno causato in me gli evidenti danni celebrali di oggi.

Mio malgrado, per il momento, vado oltre.

Ero seduta a tavola con Mari e stavamo parlando di infanzia, malattie dello spirito e  dell’importanza che ha, nella fase di formazione caratteriale dell’individuo, la visione de “Le Follie dell’Imperatore”, le nostre classicissime chiacchiere da malate mentali, per cui persino Joyce farebbe fatica a starci dietro, quando mi sono sentita nel momento propizio per rivelarle un segreto.
La mia smodata ansia da “prestazione mangereccia”.

Mi spiego.
Quando mi trovo a consumare un pasto in compagnia se sono particolarmente a mio agio con il/i commensali via al rutto libero, mangiare con le mani e fagocitare il cibo ad inaudite velocità o, più semplicemente mangiare senza pensieri al suono melodioso di “HAKUNA MATATA WHAT A WONDERFUL THING”.

Tuttavia, se con il/i commensali non c’è quel Feeling, MI PRENDE IL PANICO. Porto ad esempio una pizzata con amici e conoscenti.

Il momento dell’ordine è di pura strategia, scorro la lista avanti ed indietro alla ricerca del male minore.
Trovata l’ispirazione mi lancio. “Una STRACRUDO” e solo quando il cameriere è già alla volta delle cucine io, drammaticamente, mi rendo conto dell’errore.
Arriva la pizza, la guardo, lei contraccambia. Mi armo di coltello, scrutando prima la pizza poi i commensali. Attendo la distrazione generale ed approccio il primo tentativo di taglio.
Il primo Dramma, di norma un disastro. Che poi, amici ristoratori, apriamola questa parentesi. I coltelli in acciaio dell’Ikea (o simil-Ikea) NON TAGLIANO. Dateci le forbicine bambini, di plastica con punta arrotondata,
propedeutiche al taglio della carta. Quelle sono più affilate di SNITTA  bestemmia in Svedese che vorrà senz’altro dire “T’ho venduto ‘na ciofeca”.

Tornando alle procedure di divisione della pizza, inizio, spazientendomi, a praticare un movimento ripetuto alla velocità della luce, digrignando i denti per la tensione.
Riesco, seimila passaggi di “coltello” alternato a quattro bestemmie contro Signor Ikea e due macchie di sugo sui vestiti dopo, ad ottenere la prima fetta di 15 metri per 6.

Scruto nuovamente i commensali, soprattutto quelli di genere femminile, con cui la Società mi impone di interfacciarmi ed esser messa a paragone , e noto come loro, con grazia ed eleganza, si cibano di piccolissimi microquadratini di pizza.
Tagliati, tra l’altro, con perizia geometrica, precisione chirurgica e minimo sforzo.
Io, che ho nel piatto una fetta delle dimensioni in scala 1 ad 1 della Groenlandia ed ero pronta ad ingurgitarla con un sol boccone, mi sento in dovere di procedere (provarci quanto meno) al taglio in porzioni più uman…..aggraziate, ecco.
Quindi inizio a nutrirmi, a mo’ di pettirosso, come mi impongono in connubio la Società e Raffaello Tonon, con le bricioline, ottenute smembrando la mia fetta, della sopracitata pizza da me prescelta.


Ma ecco che incappo nel secondo dramma: IL MOTTO DI PROSCIUTTO.

Il pizzaiolo ha proprio sottratto la coscia all’animale ancora vivo e l’ha piazzata sulla pizza. Nemmeno un coltello Doppialama Shimano riuscirebbe a dividere l’ammasso che si trova a metà tra la mia mano ed il mio esofago, figuriamoci i miei incisivi!

Sono momenti di panico vero in cui bisogna vagliare, con rapidità e lucidità, le opzioni disponibili. In questo caso la soluzione è una e una sola, ingurgitare l’ammasso nella sua interezza.
Si aprono così due scenari, o la pizza ha una temperatura pari al nucleo del Globo Terrestre, quindi divento viola e mi sgorgano dei lacrimoni dagli occhi e dissimulo con un attacco di allergia improvviso, o il motto, nonostante i tentativi, resta intero e, sempre intero, scende fin nell’esofago, raschiandomi via anche l’anima e togliendomi il respiro durante tutto il suo tragitto.

Dopo i primi due intricati drammi ne sovviene un terzo, che resta irrisolto: Quanto e dove sarò sporca di sugo?
Mentre per contrappasso le mie pari, in realtà nettamente superiori, postano autoscatti sui loro patinati profili virtuali con Trucco,parrucco&sorriso Perfetti.

Cercando di comprendere quanti e quali commensali hanno assistito alla scena mi ricompongo ed affronto la restante parte di pizza con il leitmotif “Tanto peggio di così..” accantonando per un momento Tonon, la Società e il mio Amor Proprio.
Le cose, con un briciolo di ‘zzomenefreghismo, migliorano finchè non sbircio nei piatti altrui. I commensali femmina Alpha, come nella miglior tradizione Orientale-Fotomodellistica, lasciano nel piatto “qualche avanzo”, leggi pure -Giusto la pizza intera tolto il primo quadratino tagliato con la riga millimentrata, perché: “Cavoli sono PROPRIO sazia!”/ “Sono piena come un uovo”/ “Ho magiato Troppo”.

Ed io, che mi mangerei persino il cameriere, guardo il mio piatto. LA DESOLAZIONE DI SMAUG. Quattro briciole ed un grammo di pomodoro.
Di norma gli avvenimenti che seguono sono:
-L’Offertorio.
“Vuoi finirti ANCHE la mia?”
“No grazie…Sono sazISSIMA”
-La rinuncia.
“Io non prendo il dolce, proprio non ce la faccio”
Colpo al cuore, ma si cerca di  riprendersi in fretta.
“Ah………..Nemmeno io. SazISSIMa.”

(Rinuci al dolce?

Rinuncio.

A tutta la sua Bontà?

Rinuncio..

A tutta la sua Scioglievolezza?

..Rrr..inun..cio.

Credi nel FemminAlphismo?

Credo….?

Nello Shatush?

..Credo…

Nel Selfie sul Faccialibro?

cccrr…eedo.)

Poi si esce dalla pizzeria.

Io saluto, con la morte dentro, la Crema Catalana che, per autimposti obblighi morali, mi è sopravvissuta.
Torno a casa frustrata, abbattuta e come diceva Max “Con le Pive nel sacco” (*scialalaaa*)

Terminato il mio racconto catartico Lei, Amica di una Vita, faro nelle tenebre del mio animo, mi dice di provare lo stesso stato di ansia e panico i quelle occasioni.

Mi rivela del drammatico e condiviso problema del “Prezzemolo di Yzma tra i denti” quando manca la persona a cui chiedere “Guardi se ho qualcosa tra i denti?”, che dopo “Ti Amo” e “Posso Fare una Scoreggina?” è una frase rivelatrice di amore puro.

Io scendo la Briscola con “L’ansia dell’abbigliamento consono alle Occasioni Importanti” per cui mi pervade sempre la sensazione di essere vestita come L’Elvis ai Matrimoni di Las Vegas in mezzo alla presentazione della Nuova Collezione di Miuccia Prada.

L’ansia degli shorts, che le quindicenni portano con orgoglio ed io porto come un Dugongo Obeso, e la consueguente filosofia del “Jeans Lungo sino ad Agosto”.

L’ansia di aver perso la preziosissima scatolina in cui custodivamo, con meticolosa cura, le innumerevoli paia di Tacco 12 di Barbie.

L’ansia crescere un po’ e di dover combattere molto.

La voglia di crescere insieme e combattere insieme.

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Mery ha detto:

    Che bello! Ma allora non sono la sola incapace di tagliare la pizza in quadratini! Cmq io l’ho presa persa, di base la mia pizza è tagliata in quattro fette (sei se non ho particolarmente fame e noto che il coltello è uno di quelli affidabili seghettati da trattoria), che vengono accuratamente piegate a metà e ingurgitate prima che olio e condimento coli da tutte le parti, non sempre col risultato sperato… E mentre con nonchalance recupero il tovagliolo per ripulirmi mi chiedo come accidenti fanno gli altri a far stare senza problemi una montagna di condimento su un minuscolo quadratino.
    Leggendo le frasi rivelatrici del vero amore mi sono piegata in due dal ridere!
    E come in tutti i tuoi post ammiro la tua voglia di cambiare in meglio ciò che ti circonda e di combattere se necessario.

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    1. materialeumano ha detto:

      Cara Meri,
      è sempre un piacere trovare un tuo commento!

      Ed è un piacere maggiore sentirti vicina in momenti catartici come “il taglio della pizza”, mi risolleva l’umore!

      Grazie per passare di qui e Grazie di motivarmi.
      Sei sempre la benvenuta 🙂

      M.U.

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